Volontario Internazionale o cooperante?

Volontario internazionale o cooperante?

Nel settore della cooperazione internazionale allo sviluppo operano due tipologie di risorse umane completamente diverse, ma, per qualche motivo, spesso confuse: il volontario internazionale ed il cooperante. Sembra difficile convincere il pubblico che queste siano due figure totalmente diverse, sotto tutti i punti di vista, ma oggi ci vogliamo provare! Fateci sapere se ci siamo riusciti!

La cooperazione: una questione di politiche internazionali

La cooperazione internazionale allo sviluppo è un settore da tempo soggetto ad un’incredibile varietà di interpretazioni, fondamentalmente perché, tranne le ultimissime generazioni, tutti gli altri sono cresciuti con un’idea molto vaga di cosa sia e di come funzioni. Io stessa, da bambina, non avevo mai sentito parlare di questo settore come un ambito professionale: la cooperazione, nella mia testa, era fatta da missionari, suore della carità, ricchi filantropi e volontari. E poi da qualche parte c’erano l’ONU e le Ong.

Nonostante le scarse premesse, da grande sono comunque riuscita ad entrare nel mondo della cooperazione internazionale, e vi posso assicurare che va molto al di là delle missioni religiose e delle letterine o donazioni che mandavamo alle elementari ai bambini di El Salvador.

Tanto per cominciare, la cooperazione internazionale è un fattore chiave nella politica estera dei nostri governi. Non a caso, il nome completo del Ministero degli Esteri è proprio “Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale” (almeno dopo la riforma del 2014), e una piccola (piccolissima) parte del Pil dell’Italia è destinata alla cooperazione internazionale. Inoltre l’Italia, come membro dell’Onu, è parte integrante dei programmi e degli enti istituiti dall’Assemblea Generale, tra cui il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), l’UNICEF e UNHCR, per citarne alcuni.

La cooperazione non-governativa

Ma i governi non sono gli unici ad occuparsi di cooperazione allo sviluppo. Infatti, una grossa fetta di questo settore vede protagonisti gli enti della cooperazione non-governativa: le Ong, le associazioni e tutti gli enti non-profit che realizzano progetti di sviluppo internazionale. Questi si avvalgono di fondi pubblici oppure privati, ottenuti attraverso i bandi o raccolti autonomamente attraverso attività di fundraising.

Questi programmi di sviluppo non consistono in opere di carità o assistenzialismo. Sono strategie con obiettivi ben precisi, frutto di studi di alto livello nel campo delle scienze sociali, politiche ed economiche. Anche la più piccola associazione di cooperazione internazionale dovrà (o dovrebbe) sviluppare delle strategie concrete affinché i loro sforzi convergano verso quello che è l’obiettivo fondamentale della cooperazione allo sviluppo: vincere la guerra contro la povertà e le disuguaglianze.

E chi è coinvolto nella realizzazione dei programmi e dei progetti governativi o non governativi per lo sviluppo internazionale? Proprio loro! I cooperanti ed i volontari. Scusata la lunga e forse noiosa premessa, ma era necessario spiegare che le risorse umane della cooperazione non sono pedine indipendenti che si muovono senza logica e senza un perché sullo scacchiere mondiale. Sono risorse in un ambito socio-politico ben preciso, che ha le sue regole ed i suoi strumenti.

Chi sono i cooperanti?

I cooperanti sono figure professionali specializzate nel campo della cooperazione internazionale allo sviluppo. Trattandosi di un ambito multi-disciplinare possono essere persone con un background in studi di medicina, ingegneria, amministrazione, comunicazione, pedagogia, etc. Oppure essere esperti proprio nella gestione di progetti di cooperazione internazionale. Ma hanno tutti una cosa in comune e cioè il fatto di aver intrapreso, prima o poi, un percorso di specializzazione in questo settore.

Come ci si specializza? Prima di tutto, attraverso percorsi accademici e di formazione (corsi di laurea, master, percorsi di alta formazione…), e poi acquisendo esperienza sul campo come stagisti, volontari o professionisti di livello base.

I cooperanti sono tali quando hanno un contratto di lavoro nell’ambito della cooperazione internazionale con un’istituzione, una Ong, un’associazione o un ente non-profit qualsiasi. Un contratto di lavoro vero e proprio, legalmente riconosciuto, che preveda, tra le altre cose, una retribuzione corrispondente al lavoro svolto.

Differenza tra volontari internazionali e cooperanti

  • Il contratto: i cooperanti hanno un contratto di lavoro regolare (se no si chiama sfruttamento), mentre i volontari non ce l’hanno (e non è sfruttamento).
  • La retribuzione: i volontari non sono mai e poi mai retribuiti (al massimo rimborsati), mentre un cooperante è sempre retribuito (se no si chiama sfruttamento).
  • Le competenze: i volontari possono essere volontari anche senza avere competenze di alto livello, o specifiche, mentre i cooperanti in teoria no (non mi risulta che le organizzazioni o istituzioni assumano cooperanti senza le opportune competenze, e se succedesse si chiamerebbe nepotismo).
  • La durata dell’impegno: un volontario fa volontariato durante le vacanze, in un anno sabbatico o comunque nel proprio tempo libero (perché per campare fa dell’altro), mentre un cooperante campa di cooperazione quindi se ne occupa a tempo pieno.
  • Le responsabilità sul campo: da un cooperante è naturale pretendere impegno, serietà e l’assunzione di determinate responsabilità secondo contratto (se no, ti licenziano). Da un volontario è naturale sperare nelle stesse cose, ma si può pretendere solo fino ad un certo punto.

Perché c’è bisogno dei cooperanti

Senza i cooperanti, gli esperti, i professionisti, la cooperazione internazionale non avrebbe senso. Sarebbe un susseguirsi di iniziative molto belle, ma isolate e non sostenibili. Perché c’è bisogno di persone che dedichino la loro vita allo sviluppo, se vogliamo sperare che qualcosa cambi nel nostro mondo. E affinché dedichino la vita allo sviluppo (dai loro studi al loro impegno giornaliero) devono ricevere la giusta retribuzione.

Tante persone si lamentano del fatto che i cooperanti guadagnino troppo. Ma in base a quali dati e quali studi? Lo stipendio del cooperante è spesso molto basso, o medio nel migliore dei casi. Come possiamo pretendere che i programmi di sviluppo vadano a buon fine se non siamo disposti ad investire in professionisti bravi, intelligenti, preparati, che possano dedicarsi alla cooperazione senza la preoccupazione di non riuscire a mantenere se stessi o le proprie famiglie?

E poi ci sono i volontari internazionali…

E non mi sto dimenticando di voi, volontari internazionali. La cooperazione ha anche bisogno di voi! Siete voi che rendete la cooperazione una “cosa” viva e presente nelle nostre società, che coinvolgete le nostre comunità, che sensibilizzate l’opinione pubblica e che diffondete nel mondo il messaggio della solidarietà internazionale. Siete voi che affiancate i cooperanti quando le risorse non bastano, quando c’è bisogno di idee fresche, quando è necessario promuovere l’interculturalità ed avvicinare due mondi tanto distanti tra loro. E sempre voi che prendete sulle vostre spalle missioni ambiziose per sostenere una comunità, anche quando la cooperazione dei professionisti sembra essersi dimenticata di loro. È così bello essere un volontario internazionale! Che bisogno c’è di “rubare la scena” ai cooperanti?

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