Tutti insieme per l’ambiente: Earth Day
Foreste rase al suolo, mari invasi dalla plastica, animali decimati dall’inquinamento e dalla caccia indiscriminata. Non è certo un bel momento per la Madre Terra, che oggi, 22 aprile, celebriamo. Ricorre infatti la Giornata Internazionale della Terra, o Earth Day, per ricordare gli impegni presi con il nostro amato pianeta. E con il nostro stesso futuro.
È già passato poco più di un mese dal bellissimo giorno in cui migliaia di studenti di tutte le età hanno preso le strade e le piazze per esigere politiche climatiche più responsabili. Lo sciopero per il clima. C’eravate? Noi sì, impressionati dalla quantità di giovani (e non più giovani) pronti a gridare “Ci avete rotto i polmoni!”
Perché siamo veramente arrivati ad un momento di svolta: o si cambia, o presto faremo veramente i conti con l’impoverimento ed il degrado del nostro pianeta. E come ci ricorda l’Onu con i suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, il cambiamento deve avvenire a tutti i livelli.
Certo, i governi e le istituzioni devono avere politiche ambientali più sostenibili; la crescita economica deve tenere conto delle risorse naturali; ma anche i singoli cittadini possono fare molto. Ad esempio, diminuire i consumi, acquistare prodotti responsabili, usare trasporti eco-friendly.
Le nostre scelte di tutti i giorni possono avere un importante impatto locale e globale. Ma possiamo anche fare qualcosa di più, come scendere in piazza per il clima, o dedicare alcune settimane ad un progetto di volontariato per la protezione di un ecosistema a rischio.
Volontariato ambientale nella Foresta Amazzonica
Minaccia alla biodiversità del Sud America
È il polmone della terra. La Foresta Amazzonica si estende per più di 5 milioni di km² attraversando Brasile, Colombia, Perù, Venezuela, Ecuador, Bolivia, Guyana, Suriname e Guyana francese. Nella Foresta Amazzonica troviamo una varietà biologica inestimabile, una ricchezza unica al mondo.
Sono milioni le specie animali e vegetali che possiamo trovare in questa regione! Ma molte sono a rischio di estinzione. La deforestazione indiscriminata è uno dei principali fattori di rischio. Nonostante le leggi che proteggono questi boschi, e gli sforzi delle popolazioni indigene che mettono a rischio la vita per difendere la loro foresta, le ruspe avanzano, abbattendo gli alberi e ampliando i campi di soia.

L’attuale situazione politica non aiuta. Il neo-eletto presidente del Brasile, Jair Messias Bolsonaro, ha indebolito le leggi per la conservazione delle aree protette e dichiarato di voler revocare la protezione ai territori demarcati come “terra indigena”. Alla fine del 2018, si era già registrato un aumento dell’84% dei terreni deforestati rispetto a fine 2017.
E la guerra commerciale tra USA e Cina potrebbe implicare un’incremento delle esportazioni brasiliane di soia. Risultato? 5,7 milioni di ettari coltivati in più per soddisfare la domanda (un aumento del 17%). Questo non solo metterebbe ulteriormente in pericolo la biodiversità dell’Amazzonia, minacciando al contempo il diritto alla terra delle popolazioni brasiliane, ma provocherebbe un incremento delle emissioni di biossido di carbonio, con effetti che si faranno sentire anche dall’altra parte dell’Oceano.
Ong per la protezione della Foresta Amazzonica
Insieme agli attivisti indigeni, molti dei quali hanno perso la vita per proteggere la loro terra, si schierano Ong e fondazioni che hanno a cuore la protezione della Foresta Amazzonica. La loro missione è svolgere attività di ricerca ed informare l’opinione pubblica sul profondo legame che c’è tra la foresta e la vita sul nostro pianeta.
Finché siamo disposti a chiudere un occhio, gli alberi continueranno ad essere abbattuti e la terra espropriata. E faremo un altro passo verso la devastazione del nostro pianeta. Se vi interessa il tema, se volete vedere con i vostri occhi la foresta, ed imparare a conoscerla, partite per un periodo di volontariato in America del Sud.
Volontariato in Ecuador: ambiente ed etnobotanica
Fundación Omaere
La fondazione lavora per preservare le piante medicinali della tradizione locale ed il sapere ancestrale legato al loro utilizzo. In diversi ettari di terra protetta volontari, ambientalisti e popolazioni indigene lavorano insieme per conservare quindi la biodiversità e farla conoscere a visitatori, turisti e studenti.
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Volontariato in Brasile: ricerca e conservazione
IPBio
L’Ong svolge attività di ricerca scientifica per studiare il complesso ecosistema della foresta brasiliana. Un aspetto fondamentale del loro impegno nei confronti dell’ambiente è il loro intenso lavoro di educazione, divulgazione e sensibilizzazione sui temi dell’ecologia, della conservazione e della sostenibilità. IPBio opera nella riserva Betary, un’estensione di circa 60 ettari di foresta.
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Volontariato in Paraguay: ecosistemi fragili alle porte della Foresta
Fundación Para la Tierra
Questa organizzazione no-profit lavora da anni in Paraguay in difesa dei fragili ecosistemi della zona. La loro filosofia si basa sul riconoscimento che la ricerca scientifica ed il lavoro degli scienziati, da soli, non bastano per proteggere la natura. C’è bisogno della società civile, che va educata, sensibilizzata e coinvolta, perché solo loro possono salvare il pianeta.