Volontariato in Tanzania con The Nuru Trust

Vado in Tanzania: il racconto di un medico volontario

Ilaria è in partenza per la Tanzania per fare volontariato. Ha la mente ed il cuore aperti, i documenti tutti pronti, ed un ottimo piano d’azione che la terrà molto impegnata una volta giunta nel villaggio di Usa River, vicino ad Arusha. Ad accoglierla, ci sarà Francesca, direttrice dell’associazione locale The Nuru Trust, da anni impegnata per garantire il benessere dei minori vulnerabili e sostenere lo sviluppo di questa bella comunità rurale.

Le capacità e le esperienze di Ilaria verranno sfruttate al massimo durante le sue 3 settimane di permanenza presso il villaggio. Questo è soprattutto merito di Francesca, che ha capito come dare a Ilaria la possibilità di avere un impatto concreto con il suo lavoro.

Per noi di Ayni, è una grande soddisfazione aver permesso questo incontro! È un altro piccolo passo verso la creazione di una comunità di volontariato internazionale dinamica e solidale. Ma adesso è il momento di lasciare la parola ad Ilaria per conoscerla e scoprire come ci si prepara per un viaggio di volontariato in Tanzania:


Ayni: “Ciao Ilaria, parlaci un po’ di te!”

Ilaria: “Mi sono laureata in medicina pochi mesi fa. Subito dopo mi sono trasferita dalla mia città natale e di studio, Pavia, in Francia, dove dopo l’estate inizierò a lavorare come specializzanda in medicina generale.

Ho sempre cercato di coniugare lo studio al desiderio di impiegarmi attivamente nel volontariato. Ho cominciato partecipando a iniziative scolastiche che mi hanno convinta a continuare in quella direzione. Finora sono riuscita ad adoperarmi solo a livello locale, ma il mio sogno era quello di partire per una missione all’estero.

Così, tramite il portale di Ayni Cooperazione, mi sono messa alla ricerca di un’associazione che mi offrisse questa possibilità e tra poco meno di un mese partirò per la mia prima esperienza di volontariato all’estero.”

Volontariato in Tanzania con The Nuru Trust

Ayni: “Cosa ti ha spinto a scegliere The Nuru Trust in Tanzania?”

Ilaria: “Quando ho cominciato la ricerca, avevo le idee già piuttosto chiare: sapevo di volermi unire a un progetto che mi permettesse di mettere in pratica le mie competenze. Nel mio caso, una laurea in medicina e una certa esperienza con  bambini e ragazzi derivata dall’attività di sostegno scolastico che offrivo agli studenti in difficoltà quando anch’io ero studentessa.

Naturalmente, ho ristretto il campo ad associazioni che operassero in Paesi di cui conoscevo la lingua. I progetti di The Nuru Trust, con la residenza che accoglie e accompagna nella crescita e nell’educazione i bambini più vulnerabili e una presenza attiva nella comunità, rispecchiavano quello che cercavo. Ho contattato l’associazione carica di entusiasmo e già dal primo colloquio via Skype avevo capito di aver fatto la scelta giusta: quello che potevo offrire era apprezzato e c’erano tante idee e opportunità.

Mi sono immediatamente trovata a mio agio e, anche grazie al supporto che mi è stato fornito fin da subito, ero ormai convinta e pronta a dare concretezza al mio progetto.”

Ayni: “Quest’esperienza è stata co-progettata direttamente da te e dalla direttrice della Nuru Trust, Francesca. Cos’ha apportato ognuna di voi? Quali obiettivi vi siete proposte e perché?”

Ilaria: “Francesca ha capito subito quali erano i miei desideri e le mie possibilità e ha saputo trovare il giusto contesto per inserirmi nei loro progetti. Conosce molto bene la realtà del territorio, sa che, al di là della carenza di risorse economiche, spesso mancano alcune conoscenze fondamentali che, se opportunamente condivise e diffuse tra la popolazione, potrebbero concretamente migliorare il quotidiano di tante persone e incidere positivamente sul benessere personale e collettivo.

Per questo mi ha proposto di insegnare alcune procedure di primo soccorso ai ragazzi più grandi e al personale della residenza e tenere alcuni corsi su igiene e salute a cui possano partecipare anche i più giovani. Pensiamo che sia importante istruire le persone su argomenti quali il trattamento dei piccoli traumi e delle ferite, che in un contesto rurale come quello del villaggio sono frequenti e vanno ben gestiti per evitare danni peggiori, anche perché bastano pochi e semplici strumenti e gesti idonei. Così come vorrei parlare di alcune norme di igiene e misure di prevenzione: tutte cose che costano nulla o quasi ma che possono davvero fare la differenza se applicate correttamente.

“Senza pretendere di strafare ma senza rinunciare a indossare il camice e ad apportare un contributo concreto”

Abbiamo discusso anche della possibilità di intervenire in alcune scuole, in cui affrontare anche tematiche impegnative come quella delle malattie sessualmente trasmissibili, su cui l’informazione non è mai abbastanza.

Inoltre Francesca mi ha parlato della possibilità di assistere il medico locale in una piccola clinica. Per una neo-laureata come me, è il contesto ideale per avvicinarmi a una realtà, quella del medico di un villaggio nel cuore dell’Africa, che ancora non conosco, senza pretendere di strafare ma senza rinunciare a indossare il camice e ad apportare un contributo concreto.

Inoltre, dal momento che in una struttura che ospita bimbi e ragazzi c’è sicuramente molto lavoro, nelle tre settimane in cui sarò ospite sarò felice di rendermi utile ovunque possa essere d’aiuto.”

Volontariato in Tanzania con The Nuru Trust
Ayni: “Partirai da sola. Sei nervosa? Cos’ha fatto The Nuru Trust per venirti incontro?”

Ilaria: “Un po’ di paura per il fatto di recarmi da sola e per la prima volta in un Paese africano per volontariato è normale e a mio avviso anche utile, aiuta a restare all’erta e a evitare per quanto possibile situazioni e comportamenti che possano mettere in pericolo. Però per quanto mi riguarda il grosso della tensione deriva dalla preoccupazione di non riuscire a fare un lavoro buono quanto spero.

È la mia prima esperienza in un contesto per tanti aspetti molto diverso da quello in cui ho vissuto finora, sarò a diretto contatto con una popolazione variegata con cui dovrò affrontare tematiche delicate come quelle legate a salute e prevenzione. Dovrò imparare a confrontarmi con un’altra realtà culturale, perché noi volontari all’estero non dobbiamo dimenticare che, se è vero che da una parte ci mettiamo in gioco per portare un aiuto, dall’altra siamo ospiti di un Paese che dobbiamo rispettare.

Però devo ammettere che le mie preoccupazioni sono rivolte soprattutto al mio operato perché Francesca mi ha tolto quasi tutte le altre. Mi ha dato tantissime informazioni preziose, anticipando ogni mia domanda, al punto che alla fine della nostra prima chiacchierata non avevo praticamente più nulla da chiedere! Si è resa disponibile per farmi avere un accompagnamento da e per l’aeroporto, mi ha chiesto se avessi esigenze culinarie particolari e mi ha dato indicazioni sul clima, sulla vita nel villaggio, su cosa mettere in valigia, su valuta locale e spese, su come comunicare telefonicamente con i miei familiari e naturalmente sugli aspetti più pratici e burocratici come voli, visti, tutela della salute.”

“L’esperienza che facciamo lascerà un segno dentro di noi, è giusto quindi che anche noi lasciamo un segno del nostro passaggio”

Ayni: “Questi aspetti pratici e burocratici hanno reso difficile l’organizzazione del viaggio ? Come te la sei cavata?”

Ilaria: “Le indicazioni che ho avuto da Francesca mi hanno reso l’organizzazione del viaggio davvero semplice. Certo, bisogna sempre considerare possibili intoppi e quindi mettersi in moto un po’ in anticipo. Per le vaccinazioni mi sono rivolta all’Azienda Sanitaria della mia città, che mi ha proposto un piano di prevenzione adatto al tipo di rischio a cui sarò esposta in Tanzania.

Per il visto mi sono rivolta direttamente al Consolato. Questa è forse la parte più fastidiosa per chi, come me, non ama i moduli e la burocrazia, e che richiede qualche giorno in più per essere completata.

Per il volo, potevo scegliere tra due o tre compagnie aeree. Ormai è molto facile trovare tutte le possibilità su internet, valutare costi e tragitti e scegliere quella che più fa al caso nostro.

Come del resto anche Francesca mi aveva suggerito, per me era molto importante stipulare una polizza sanitaria e di tutela legale. Per questo aspetto, brancolando un po’ nel buio, mi sono rivolta a un’agenzia di viaggio affinché mi aiutasse nella scelta.”

Ayni: “Hai delle speranze o aspettative particolari per questo viaggio? Cosa vorresti riportare a casa?”

Ilaria: “Naturalmente con il mio piccolo contributo vorrei fare qualcosa di utile, che abbia un impatto positivo sulla vita della comunità e delle persone che incontrerò, e che continui ad averlo anche dopo il mio ritorno a casa. Per me questo dovrebbe essere un pilastro fondamentale di ogni attività di volontariato: l’aiuto non deve finire con il nostro viaggio.

L’esperienza che facciamo lascerà un segno dentro di noi, è giusto quindi che anche noi lasciamo un segno del nostro passaggio, senza avere aspettative irrealistiche di cambiare il mondo. Spero di riuscire a inserirmi nei progetti della Nuru Trust, di realizzare tutto quello che ho in mente e di essere all’altezza del compito e delle aspettative.

Spero di riuscire a farmi apprezzare dalla gente. Spero di creare un bel legame con Francesca e tutte le persone con cui collaborerò. Spero di portare a casa un’esperienza che non vedrò l’ora di raccontare a tutti e che, perché no, faccia venire voglia a qualcuno di fare lo stesso.

E, dal momento che fare il medico volontario è il mio sogno da quando ero ragazzina, spero che questo viaggio sia il primo di una lunga serie.”


Grazie Ilaria per aver condiviso le tue impressioni pre-partenza con noi! Siamo curiosi di sapere come sarà la tua esperienza in Tanzania. In bocca al lupo!

E per le foto ringraziamo la nostra amica Teresa Agovino ed il suo AyniTour in Tanzania 2018!

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