Praticare il turismo sostenibile è un altro modo per contribuire allo sviluppo delle comunità locali e preservare le bellezze del nostro pianeta. Oggi vi presentiamo una persona che, ispirata dall’amore per i viaggi e gli scambi interculturali, ha dato vita ad un progetto brillante, che l’ha portata a svelare bellezze nascoste agli occhi del turista poco consapevole. Si chiama Viaggio Incontro Sostengo.
Noi di Ayni Cooperazione abbiamo conosciuto Teresa un po’ per caso, ma dopo aver avuto l’opportunità di parlare e confrontarci con lei, abbiamo capito che avevamo molte cose in comune. Entrambi ci battiamo perché le persone che si recano all’estero lo facciano con la piena consapevolezza dell’impatto, positivo e negativo, che possono avere sulla popolazione e sull’ecosistema locale, soprattutto in paesi dove il contesto economico, sociale e legislativo è fragile.
Teresa è una persona che incarna sia i valori del viaggiatore sostenibile che del volontario responsabile. Dopo la sua prima avventura nel sud-est asiatico, tra templi, villaggi di pescatori e bagni con gli elefanti (ne parliamo più dettagliatamente in seguito!), è partita alla volta della Tanzania. Grazie ad una borsa di studio vinta presso una fondazione privata, Teresa ha potuto offrirsi come volontaria e mettere le sue capacità ingegneristiche (è infatti un ingegnere ambientale) al servizio di un ambizioso progetto dell’Ong LVIA, per la quale ha condotto uno studio di fattibilità mirato a comprendere quali siano le opzioni di potabilizzazione dell’acqua più idonee tenendo conto delle caratteristiche delle acque nei villaggi.
Ma non finisce qui. Approfittando di quest’esperienza in Tanzania, Teresa ed Ayni hanno dato vita al primo Ayni Tour, ovvero un viaggio alla scoperta di alcune delle realtà che hanno ottenuto un profilo sul portale delle opportunità di volontariato di Ayni Cooperazione. Teresa sarà i nostri occhi e le nostre orecchie per conoscere meglio due fantastiche associazioni ed il loro impegno per le comunità locali. Ci racconterà dei loro programmi di volontariato, ma anche delle opportunità disponibili a livello di turismo sostenibile.
Se stai pensando di fare volontariato, magari in Africa, magari in Tanzania, non perdere i nostri prossimi post su Facebook, dove Teresa ci racconterà della sua esperienza presso due realtà diverse, ma egualmente interessanti.
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Come e perché nasce Viaggio Incontro Sostengo?
L’idea del progetto nasce in un pomeriggio d’inverno di dicembre. Avendo appena concluso il mio ciclo di studi e l’abilitazione come ingegnere ambientale, mi trovavo di fronte ad un’ardua scelta: da una parte la mia passione, i viaggi, e dall’altra il mio dovere, trovare un lavoro come ingegnere. Sicuramente, non volevo trovarmi ad esercitare la mia professione in modo sterile, senza che il mio lavoro potesse avere un impatto positivo sul mondo in cui viviamo.
Dopo aver letto, approfondito ed essermi documentata, capii che era il momento di dedicarmi ai miei sogni. È stata come una spinta interiore. E così, poco dopo quel pomeriggio di dicembre, cominciò il mio progetto di turismo responsabile e sostenibile e, zaino in spalla, partii alla volta della mia prima destinazione.
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Come mai il nome Viaggio Incontro Sostengo?
Il turismo è, a tutti gli effetti, un’industria e, come tale, mira al profitto. Spesso profitto economico e sostenibilità ambientale non riescono a camminare insieme. Non riescono a farlo perché non riusciamo a sostituire il concetto di breve termine con quello di lungo termine. Cosa significano queste cose? Pensare al breve termine significa sfruttare le risorse presenti massimizzando gli introiti, senza tener conto del fatto che le stiamo alterando irrimediabilmente e che i posteri non potranno utilizzarle. Avere, invece, una visione di lungo periodo significa godere di ciò che abbiamo nel presente tutelando, però, un intero ecosistema che sarà lasciato ai nostri posteri.
Non a caso, nell’ambito dell’agenda 2030, i Paesi membri dell’ONU hanno approvato ben 17 obiettivi di sviluppo sostenibile che tengono conto dei tre fattori interconnessi (economici, sociali ed ecologici). A ben guardare, il turismo è un comparto che è in grado di agire su quasi tutti i 17 obiettivi; dalla conservazione degli ecosistemi marini, della biodiversità, la riduzione delle emissioni atmosferiche e l’introduzione di modelli sempre più sostenibili delle città, gestione economica delle risorse idriche, lotta alla povertà e crescita economica duratura e sostenibile per tutti.
E’ un messaggio che non sempre riesce a passare, ma il mio obiettivo è proprio quello di dimostrare che è possibile viaggiare e scoprire nuovi orizzonti in maniera sostenibile e responsabile. Questo non significa rinunciare al piacere del viaggio o ai confort di un momento tanto atteso ed ambito ma, unicamente, farlo in maniera critica e consapevole. Significa adottare pochi e semplici comportamenti tenendo conto del fatto che ogni nostra azione ha una ripercussione sull’ambiente. In poche parole, significa essere viaggiatori più che turisti.
Il mio pensiero è tutto racchiuso nei tre verbi che ho scelto per il mio progetto: viaggio, incontro e sostengo.
Alla base della curiosità e dello slancio di conoscenza c’è il viaggio che ha mille modalità di espressione e, senza dubbio, la più trainante ha le sembianze del movimento, che sia da un capo all’altro del globo o dietro casa. Ognuno di noi ama scoprire, entrare in contatto con nuovi mondi e realtà e, senza dubbio, il viaggio è qualcosa al quale, ormai nessuno può rinunciare.
La parte chiave, però, del mio pensiero è nel verbo incontrare. Viaggiare significa incontrare nuove persone, scoprire nuove culture, immergersi in nuovi patrimoni storici e naturali. E l’incontro è l’elemento chiave della nostra vita. Incontro che è confronto e conoscenza. Scambio di opinioni e crescita personale. Incontro che è rispetto e comprensione. E incontro che è generalmente sinonimo di inizio, di sinergie e di nuovi mondi. Mondi che è necessario sostenere, far conoscere e diffondere. Bisogna sensibilizzare la popolazione, aiutarla a comprendere quali siano le conseguenze delle nostre azioni e fornire gli strumenti per cambiare, nel loro piccolo, gli atteggiamenti e le visioni.
Senza un’alternativa non c’è scelta ed è per questo che l’altro verbo importante è sostenere. Sostenere iniziative green, tour operator responsabili e sostenibili, attività che rispettino l’ambiente e siano di aiuto alla popolazione. Sostenere per far conoscere e diffondere una nuova visione del viaggio.
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Cos’è per te il turismo sostenibile?
Ho sempre amato viaggiare: per me, il viaggio è una fonte inesauribile di conoscenza. Prima di ogni viaggio, mi sono sempre documentata, guida alla mano, per scegliere consapevolmente i miei itinerari ed i tour operator ai quali mi sarei affidata. Per me è importante viaggiare in maniera attenta ed informata, scegliendo strutture eco-sostenibili ed attività rispettose per l’ambiente e positive per la vita della comunità locale. Insomma, ho sempre scelto di allontanarmi dai circuiti del turismo di massa, per avere un contatto vero e rispettoso con la popolazione e con luoghi incontaminati.
Con il tempo, mi sono però resa conto che i viaggiatori come me sono sempre meno dei turisti. E allora ho pensato che fosse tempo di cominciare a diffondere una cultura del viaggio diversa, che contribuisca a preservare, per le generazioni future, quello che noi, oggi, abbiamo la fortuna di apprezzare.
Sono convinta che sia possibile viaggiare in maniera sostenibile e responsabile, senza rinunciare a nulla. E per dimostrarlo, ho dato vita a Viaggio Incontro Sostengo.
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La prima tappa del progetto è stato il Sud-Est Asiatico. Raccontaci un po’ com’è andata e cos’hai imparato.
Innanzitutto, ho scelto questa regione del mondo perché nutrivo il desiderio di allontanarmi dalla società occidentale, avvicinandomi ad altre filosofie per capire come fossero in grado di plasmare la quotidianità di un popolo. E proprio qui il turismo sostenibile incontra una delle sfide più grandi: questi paesi sono presi d’assalto da un turismo di massa che li sta deturpando. Il mio scopo era dimostrare che c’è un’alternativa.
Durante questo viaggio ho voluto fornire diversi spunti per poter metter in pratica il turismo sostenibile e responsabile e, soprattutto, ho voluto dimostrare quanto sia semplice essere un viaggiatore responsabile. Gli ingredienti necessari sono solo il rispetto e la consapevolezza. Tutto il resto viene da solo mentre si viaggia.
Il mio itinerario prevedeva l’esplorazione della Thailandia, per poi attraversare il Laos da nord a sud. Bangkok mi ha accolto con un caleidoscopio di realtà e un turbinio di contrasti. Qui è cominciato il mio viaggio. Ho presto lasciato la città per tornare a respirare in parchi naturali e storici. Ho scelto sempre tour operator responsabili che, ad esempio, prediligono l’uso delle bici per l’esplorazione dei siti turistici e che agiscono nel rispetto e per il bene della comunità. Ci sono tour operator che investono parte dei loro guadagni nell’educazione dei bambini delle loro comunità, sostenendo le scuole.
A Chiang Mai, mi sono mi sono lasciata coccolare dalle speciali massaggiatrici del Vocational Training Center. Si tratta di detenute che trascorrono il loro periodo riabilitativo lavorando come massaggiatrici. Un’esperienza toccante che mi ha dimostrato che per tutti c’è sempre una seconda opportunità.
Anche l’incontro con gli elefanti non deve per forza significare maltrattamenti e sfruttamento. La mia esperienza è stata l’opposto: sono diventata mahout per un giorno! Ovvero, mi sono calata nei panni di un allevatore di elefanti, dando loro da mangiare, passeggiando con loro. Ho fatto loro pure lo scrub e il bagno nel fiume, senza catene.
Durante il mio viaggio ho scelto mete poco battute. Grazie a soluzioni homestay, ho vissuto a stretto contatto con le famiglie locali e ho avuto modo di apprezzare la loro genuina ospitalità, i sorrisi dei bambini e le tradizioni locali.
I miei ultimi giorni trascorsi in Laos, presso una famiglia di un villaggio di pescatori, sono proprio l’emblema del mio viaggio attraverso il paese: persone genuine, natura incontaminata, pace assoluta e felicità. Il Laos va scoperto, come tutto il Sud-Est asiatico, in punta di piedi. È una miniera ricchissima e, per certi versi, ancora inesplorata
La cosa più bella che ho imparato e che non esistono barriere linguistiche né culturali, non esistono confini reali né mondi che non possano essere esplorati. Ho imparato che ogni incontro è in grado di rivoluzionare la tua anima anche senza accorgertene. Ho imparato che il sorriso riduce le distanze ed è in grado di creare sinergie impensabili.
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Ora la Tanzania e l’Ayni Tour! Quali sono i piani e gli obiettivi?
Il mio viaggio in Tanzania si deve principalmente ad una collaborazione con l’Ong LVIA. Dopo aver vinto una borsa di studio presso una fondazione privata, ho avuto modo di offrire le mie capacità ingegneristiche come volontaria per uno studio di fattibilità per scoprire quali siano le opzioni di potabilizzazione più idonee. L’acqua è un grosso problema in moltissime regioni dell’Africa. Anche quando c’è, non è detto che sia potabile, e questo deteriora la salute dei membri della comunità e contribuisce ad aumentare la mortalità infantile.
Durante questo periodo di volontariato ingegneristico ho deciso, però, di riservarmi un periodo per esplorare la Tanzania e visitare due associazioni presenti sul portale di Ayni Cooperazione. Con Chiara, abbiamo pensato che sia necessario osservare da vicino le associazioni che ricercano volontari e che sono state inserite nel circuito Ayni. Avere la possibilità di toccare con mano progetti e dare loro visibilità ci sembrava una maniera giusta per dare maggiore credibilità a queste associazioni. Il volonturismo è un’altra espressione di turismo responsabile che intende fornire un aiuto concreto alla collettività nell’ambito di progetti ben strutturati e pianificati.
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Come continuerà Viaggio Incontro Sostengo dopo quest’avventura?
Continuerò a mostrare, con i miei viaggi, che una stessa cosa può essere fatta anche in maniera diversa proteggendo l’ambiente, le popolazioni, le economie locali e riservandosi un’esperienza più autentica. Ovviamente, però, questo progetto non mira solo ad accrescere la consapevolezza nelle persone tentando di avere sempre più viaggiatori che turisti, ma ha altri obiettivi molto più ambiziosi che mirano ad unire il turismo sostenibile e responsabile con le mie conoscenze tecnico-ingegneristiche.
L’obiettivo è aiutare le pubbliche amministrazioni, tour operator e altri enti a rendere i loro viaggi e le loro attività sostenibili. Bisogna fornire loro gli strumenti idonei per farlo perché spesso la loro formazione nel campo turistico è ancora ancorata ad un’idea classica di turismo. C’è un mondo ampissimo sulle certificazioni relative al turismo sostenibile e sulle modalità di realizzazione di questa tipologia di turismo e sono convita che qualcuno dovrà pur supportare i tour operator e le pubbliche amministrazioni nel processo di (ri)definizione dei pacchetti turistici.
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Qual è la migliore esperienza di turismo sostenibile che tu abbia mai vissuto, e qual è la peggiore (se ce n’è stata una)?
È domanda difficile perché generalmente quando sono in viaggio amo tutto per il sol fatto di poter scoprire nuovi mondi e culture. Questo non significa non essere critica, ma solo essere profondamente aperta e propositiva verso ogni nuova esperienza. Forse, però, le più belle esperienze in termini di emozioni sono state la giornata da mahout con gli elefanti e l’incontro con Phou, guida turistica tailandese, che mi ha accompagnata alla scoperta dei segreti più nascosti della fitta giungla a Sud di Chiang Mai, con una dedizione e uno spirito di accoglienza che mi hanno fatto sentire a casa.
Esperienze negative? Qualcuna che, ovviamente, non ho sostenuto attraverso il mio blog dove ritengo sia giusto dare spazio solo a quelle attività e organizzazioni virtuose. Non tutti coloro che operano in questo campo sono animati da vero interesse nei confronti della collettività e dell’ambiente. A volte per loro è solo un business. Generalmente bastano poche parole per capirlo come, ad esempio, è successo quando ho visitato una fattoria organica a pochi passi da Vang Vieng in Laos.
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