Il volontariato all’estero arricchisce chi lo fa sotto molti punti di vista. Ad esempio, facilita l’ingresso nel mondo del lavoro, non solo per coloro che desiderano impegnarsi nel campo della cooperazione internazionale, ma anche per tutti gli altri. Con il volontariato è possibile infatti sviluppare le proprie soft skills, ovvero le competenze trasversali, che non sfuggono ai recruiter di oggi. Ne avete già sentito parlare?
In un mondo del lavoro che cambia costantemente, i recruiter hanno smesso di concentrarsi esclusivamente sulle competenze tecniche dei candidati, che purtroppo “invecchiano” velocemente. Quello che si cerca è invece un buon equilibrio tra le competenze tecniche e quelle trasversali. Il candidato ideale è quindi una persona preparata, ma anche con una buona etica del lavoro ed eccellenti capacità di comunicazione; uno che abbia spirito di squadra, ma che sappia anche essere creativo, soprattutto nella soluzione dei problemi.
Purtroppo non basta scrivere queste “parole magiche” sul curriculum per trovare un lavoro. È necessario essere in grado di sostenere le nostre affermazioni con esperienze concrete che diano prova delle nostre reali capacità. Il volontariato all’estero è un ottimo esempio di esperienza che non solo ci permette di dimostrare quali siano effettivamente le nostre soft skills, ma ci dà anche modo di svilupparne altre che non pensavamo di poter padroneggiare.
Il rafforzamento e lo sviluppo delle soft skills è la parte più difficile. Come si impara qualcosa che non può essere insegnato? Uscendo dalla nostra zona di comfort, tanto per cominciare. Il volontariato all’estero è un’esperienza che ci mette alla prova e ci obbliga a spingere i nostri limiti un po’ più in là.
Volontariato e soft skills
Tutte le esperienze di volontariato internazionale hanno in comune una sfida: quella di adattarsi velocemente ad un nuovo contesto culturale, linguistico e lavorativo per svolgere con successo una serie di attività volte al raggiungimento di un obiettivo. La nostra risposta di fronte a questa sfida e le strategie che decidiamo di adottare per vincerla dicono molto delle nostre capacità trasversali.
Generalmente, i volontari che prestano servizio all’estero possono tornare a casa con la maggior parte di queste capacità, ed un’infinità di esperienze concrete per darne prova:
1) Coraggio di mettersi in gioco per una passione o una causa in cui si crede
Ci vuole coraggio per partire! Soprattutto se è la prima volta. La determinazione che mettiamo nel realizzare i nostri sogni e seguire le nostre passioni dice molto di noi.
2) Miglior comprensione della realtà globale e dell’interculturalità
Lasciare il nostro paese per realizzare un’esperienza di volontariato cambia necessariamente il modo in cui vediamo il mondo ed in cui ci rapportiamo con le altre culture.
3) Capacità di adattamento ad un contesto diverso e buona gestione delle emozioni
L’adattamento è forse la sfida più dura per un volontario alle prime armi. Vivere questo momento di transizione, senza che questo influisca negativamente sulle attività di volontariato che svolgiamo, è una grande prova a livello emotivo che ci insegna ad essere flessibili, pazienti e a controllare le emozioni negative.
4) Comunicazione con persone di altre nazioni ed altre culture
Il team di volontari, i manager, le comunità: i volontari si trovano immersi un una realtà fortemente multiculturale. Non è sempre facile relazionarsi con persone cresciute con valori ed abitudini diversi dai nostri, soprattutto in un contesto lavorativo. Servono buona capacità di mediazione, compromesso e dialogo.
5) Capacità di adattare il nostro stile di comunicazione secondo il contesto
Durante lo svolgimento della loro missione i volontari si trovano a contatto con una serie di realtà diverse. L’ufficio, la scuola, i membri della comunità, le istituzioni ed i leader locali. Per ognuno, è necessario trovare lo stile di comunicazione adatto.
6) Comunicazione efficace in una lingua diversa dall’italiano
A volte non basta studiare una lingua a scuola, è necessario metterla in pratica.
7) Capacità di trovare soluzioni creative per sopperire alla mancanza di risorse e agli ostacoli che troviamo lungo il percorso
Il problem solver creativo è colui che riesce ad usare le risorse a disposizione (anche se sono poche) per superare gli ostacoli e raggiungere comunque l’obiettivo finale. Questo capita spesso nell’ambito del volontariato.
8) Indipendenza, autonomia nel prendere decisioni e buona gestione delle proprie finanze
Partire da soli, scegliere un alloggio, avere a disposizione un budget limitato per il periodo di volontariato. Anche queste semplici esperienze a livello personale ci rendono persone più autonome.
9) Capacità di collaborare con un team, spesso composto da individui molto diversi tra loro
Si impara a valorizzare tutti i membri del team e si scopre che anche gli obiettivi più ambiziosi possono essere raggiunti attraverso la collaborazione.
10) Capacità di leadership, ovvero saper guidare gli altri
Dirigere il lavoro di un piccolo team di volontari oppure gestire un gruppo di ragazzini nell’ambito di un laboratorio didattico: sono entrambe attività che richiedono buone capacità di leadership per essere svolte al meglio.
Fonti: Conferenza “Educ@ction, soft skills e mobilità dei giovani”, in particolare la Prof.ssa Torre, del Dipartimento di Economia dell’Università di Genova.
Foto: Oasis Mathare, Kenya