Il “buon volontariato”
Quando parliamo di volontariato etico, una delle questioni da considerare è la durata del volontariato. Il tempo che una persona dedica alla sua missione all’estero è un fattore molto importante, su questo non ci sono dubbi. Ma possiamo dire che influisca anche sull’etica del volontariato?
Noi crediamo di sì: la durata della permanenza influisce sulla qualità del servizio come volontario, e diventa quindi una questione etica di “buon volontariato”. Ciononostante, non riteniamo sensata l’imposizione di una regola generica. La durata “corretta” del periodo di volontariato dipende da troppi fattori. Qualche esempio? La conoscenza pregressa dei beneficiari e del contesto di lavoro, la tipologia dell’intervento, gli obiettivi, e via dicendo.
Considerando però che, mediamente, un volontario non conosce il contesto di lavoro, né i beneficiari, e che spesso le sue abilità sono ancora “acerbe” e devono essere sviluppate, invitiamo tutti ad evitare di considerare periodi di volontariato inferiori alle due settimane. Chiunque abbia svolto esperienze di volontariato, stage o lavoro all’estero vi potrà raccontare che tutto comincia con un periodo di adattamento e, in molti casi, di training.
I cicli del volontariato
Più il contesto di lavoro è diverso da quello a cui siamo abituati, più sarà difficile prendere il “ritmo” giusto ed interiorizzare la nostra missione come volontari. Se poi dovessimo trovare degli ostacoli, avremo bisogno di tempo per mettere in atto una strategia che ci permetta di superarli.
Solo una volta terminato il periodo di adattamento, entriamo nella fase migliore della nostra esperienza come volontari, quella in cui abbiamo finalmente capito dove siamo, cosa facciamo e con chi lo facciamo. Questo ci dà la possibilità di avanzare proposte nuove, suggerire miglioramenti e dare veramente il meglio di noi. È il momento di maggiore soddisfazione!
Peccato che rapidamente (per quanto lungo, il tempo sembrerà sempre passare troppo in fretta) si giunge al periodo conclusivo, quello delle riflessioni da portare a casa. È il momento della melanconia, quello in cui si tirano le somme e si cominciano a salutare tutti gli amici incontrati lungo la strada.
Con questa semplice riflessione, vi invitiamo a misurare la durata del vostro volontariato pensando ai vostri obiettivi e al progetto che vi accingete a sostenere. È comprensibile che anche i fattori economici o gli impegni che abbiamo a casa influiscano sulla scelta, non c’è dubbio. Ma non lasciamo che diventino il fattore dominante.
Il volontariato in base alla sua durata
È comune, nell’ambito del volontariato internazionale, usare definizioni come volontariato a breve, medio o lungo termine. Non ci risulta che esista una definizione universalmente riconosciuta, ma generalmente il volontariato a breve termine si misura in settimane e quello medio in mesi. Tutto ciò che si aggira tra i 6 mesi e l’anno è il lungo termine.
Volontariato a breve termine:
Curiosamente, il tempo sembra scorrere in modo diverso quando ti trovi all’estero a fare volontariato. E quelle 3-4 settimane, che prima della partenza sembravano tantissimo tempo, sono finite ancor prima che tu te ne accorga!
Ai volontari che si apprestano a partire per un’esperienza di questo tipo, consigliamo di fare tanto lavoro di preparazione. Da una parte, informatevi più che potete sul contesto e rafforzate le vostre abilità linguistiche. Dall’altra, definite con l’associazione il vostro programma di lavoro ancor prima di partire. Per approfittare al massimo del tempo a disposizione, potete infatti cercare di minimizzare il tempo di adattamento e orientamento.
Volontariato a medio termine:
Con una media di 3 mesi a disposizione, i volontari a medio termine contribuiscono in modo molto diverso al lavoro dell’associazione di accoglienza. Una delle principali differenze è che, a partire da circa metà della loro esperienza all’estero, cominciano a diventare più autonomi: conoscono bene il loro programma ed i loro obiettivi, e hanno già sviluppato gli strumenti necessari per dare il meglio di sé. Inoltre, stringono un legame molto diverso con la comunità di accoglienza, approfondendo la conoscenza reciproca.
Se avete scelto di impegnare 3 mesi per sostenere un’associazione e la sua missione, prendete quest’impegno seriamente. Avete tempo a sufficienza per lasciare veramente il segno con le vostre idee e con il vostro lavoro. Non dimenticate però di definire obiettivi concreti con l’associazione: vi sembrerà di avere tanto tempo a disposizione, ma in realtà ogni giorno è prezioso!
Volontariato a lungo termine:
Certo, non è facile riuscire a dedicare 6 o più mesi al volontariato internazionale. Chi vi riesce, però, vive l’esperienza di volontariato in un modo veramente unico. In particolare, ha l’opportunità di approfondire la realtà della comunità di accoglienza e di conoscere a fondo l’operato dell’associazione nel contesto locale (la comunità) ed internazionale (sponsors e partners).
State per partire per un periodo di volontariato superiore a 6 mesi? Forse per voi il momento più difficile sarà quello dei saluti, quando dovrete separarvi da colleghi, amici e compagni che saranno diventati, a tutti gli effetti, parte delle vostre vite.