Chi sono, secondo voi, i paesi che, nel mondo, accolgono il maggior numero di migranti? Vi do un indizio: la risposta potrebbe sorprendervi. Infatti, non si tratta dell’Italia, né degli Stati Uniti e tanto meno della Grecia. L’85% degli stati recettori sono paesi in via di sviluppo. Tra i primi 5 figura l’Uganda, nell’Africa Orientale. Considerato un paese a basso reddito, l’Uganda accoglie più di un milione di profughi provenienti da Repubblica Democratica del Congo, Burundi e Sud Sudan. Tra le associazioni che si occupano di accoglienza figura CCEDUC, membro della rete Ayni dal 2018. Saranno proprio loro a raccontarci dell’insediamento di Bidibidi, il secondo insediamento più grande del mondo.
L’accoglienza dei migranti in Uganda
Da quando è scoppiata la guerra in Sud Sudan, nel 2013, l’Uganda è diventato uno dei primi paesi al mondo per numero di rifugiati accolti (al secondo posto nel 2019). Centinaia di migliaia persone (95% sud-sudanesi) hanno trovato rifugio e accoglienza nelle regioni nord-occidentali del paese. Può forse stupire che i migranti scelgano un paese dove il reddito medio pro-capite continua ad essere molto basso, ma ci sono diverse ragioni. La prima è la stabilità politica del paese, imposta da un governo autoritario, e la seconda sono le politiche di accoglienza.
Le politiche di accoglienza ugandesi sono, in effetti, tra le più aperte al mondo. Non solo i rifugiati hanno diritto ad usufruire dei servizi basici come un qualunque cittadino (salute ed educazione), ma possono anche lavorare, coltivare la terra ed investire. Un’altra differenza importante rispetto alle politiche migratorie diffuse in Europa è la libertà di movimento. Un rifugiato, in Uganda, può andare dove vuole, quando vuole.
Queste libertà, sancite dalle politiche governative, si realizzano grazie a luoghi di accoglienza diversi da quelli che noi europei siamo soliti conoscere. Se in Europa il tipico luogo per l’accoglienza è il campo (chiuso, sorvegliato, pochi servizi, temporaneo), in Uganda i migranti vengono solitamente accolti in insediamenti dove gli occupanti hanno la libertà di auto-organizzarsi, costruire, svolgere attività di commercio interne ed esterne, uscire ed entrare a loro piacimento.
Il secondo insediamento più grande del mondo: Bidibidi
Nella regione di Yumbe, Uganda Nord-Occidentale, troviamo uno degli insediamenti di accoglienza più grandi e più particolari del mondo: l’insediamento di Bidibidi, un’estensione di strade di terra battuta e tetti di lamiera che copre un’area due volte più grande di Parigi. Bidibidi nasce al culmine della crisi del Sud-Sudan, nel 2016, quando gli arrivi giornalieri di migranti in Uganda toccavano anche quota 2.500 persone. Ad oggi, ospita più di 250.000 occupanti, divisi in diverse zone/villaggi.
Per gli occupanti, Bidibidi si sta trasformando in una dimora semi-permanente. Sono nate scuole, centri di salute, ristoranti, parrucchieri, negozi, chiese, campetti per giocare a calcio. È inoltre parzialmente disponibile acqua corrente, elettricità e connessione ad internet. Adesso, la sfida per le autorità ugandesi e per le organizzazioni internazionali che collaborano è quella di trasformare questo insediamento di fortuna in una città il più ordinata ed il più vivibile possibile. Una vera sfida urbanistica e socio-politica! Ma sono già stati raggiunti ottimi risultati.
A questo obiettivo stanno collaborando moltissime associazioni locali tra cui Care Community Education Center (CCEDUC) che da 2 anni è membro dell’Ayni Network.
Lavorare con i migranti per la sostenibilità
CCEDUC lavora al sevizio delle comunità locali e dei rifugiati offrendo servizi di educazione, salute e medicina, formazione professionale e micro-credito. Nella loro scuola di Yumbe per bambini orfani e svantaggiati, sono stati già accolti 6 studenti provenienti dagli insediamenti. E nei corsi di sartoria 4 delle partecipanti sono donne migranti.
Ma molti progetti sono stati condotti proprio all’interno di Bidibidi, per garantire la massima partecipazione da parte dei migranti. In particolare, CCEDUC ha condotto seminari per incentivare tecniche costruttive sostenibili e contrastare il taglio degli alberi, e ha realizzato stufe a basso consumo di pietra lorena. La sostenibilità ambientale è una delle massime preoccupazioni: l’espansione dell’insediamento ha già causato l’abbattimento di un’intera foresta.
CCEDUC svolge poi anche attività di monitoraggio e consulenza, come il TARL – teaching at the right level, per potenziare la qualità dell’istruzione nelle scuole dell’insediamento. L’educazione è infatti un servizio cruciale: i bambini di Bidibidi non devono trasformarsi in una “generazione persa”.
Il COVID-19 nell’insediamento ugandese di Bidibidi
Il direttore di CCEDUC Ajaga Buran ci racconta che per il momento i casi confermati di COVID nell’insediamento sono 52 e per ognuno di loro sono stati presi gli opportuni provvedimenti. Tuttavia, in un contesto come Bidibidi, il COVID-19 è una minaccia da non sottovalutare.
La situazione potrebbe rapidamente sfuggire di mano viste le dimensioni dell’insediamento e la mancanza di opportune pratiche igieniche. “Bidibidi ha bisogno di un’urgente azione di sensibilizzazione comunitaria” afferma Ajaga Buran “Noi siamo già attivi sul campo insieme ad un partner internazionale”. Ma c’è ancora molto da fare.