Cosa ci spinge a lasciare il comfort di casa nostra, a mettere poche cose dentro uno zaino e a partire pieni di timori e aspettative alla volta di un paese lontano? Come ci viene in mente di usare i nostri risparmi per andare in un posto dove ci sveglieremo di prima mattina per preparare, ordinare, distribuire, accompagnare, invece di prenotare un campeggio con gli amici? Perché recarsi in villaggi, comunità e quartieri dimenticati quando i nostri conoscenti vanno a New York o Sharm el- Sheikh? O detto in altre parole, quali motivazioni ci portano a diventare volontari all’estero?
Perché ne vale la pena
Il volontariato all’estero presuppone tutt’una serie di sacrifici, innanzitutto economici, ma non solo. Al di là dei costi di volo, assicurazione, visti, alloggio e via dicendo, bisogna considerare che un volontario regala soprattutto il proprio tempo: i mesi di pausa estiva per gli universitari, le ferie o l’aspettativa per chi lavora, il nostro tempo libero in generale. Eppure noi, voi e moltissime altre persone nel mondo prendono questa decisione. E ce ne siamo mai pentiti?
Andare a cercare le motivazioni che spingono una persona a fare volontariato all’estero è complesso. È come accingersi a sbrogliare un’intricata matassa nella quale si sono andate ad annodare motivazioni altruistiche ed egoistiche, personali e professionali, principi di responsabilità civile e pura curiosità. Perché solitamente ci vuole un po’ di tutto questo per affrontare l’avventura che ci attende con il giusto spirito e la giusta intensità.
Quando le motivazioni non sembrano quelle giuste
Ovviamente c’è sempre chi è pronto a criticare. A te, che vai a fare sei mesi di volontariato in Ecuador con la speranza di lavorare un giorno come cooperante, diranno che lo fai solo per il tuo CV. A te, che hai studiato nelle migliori università del mondo, diranno che lo fai per un senso di colpa dovuto alla tua classe sociale. E a te, che invece ti sei trovato a fare volontariato mentre giravi il Sud Est Asiatico in autobus, diranno che non lo prendi abbastanza seriamente.
Ma è lecito affermare che ci sono motivazioni più o meno “giuste” per fare volontariato? Vi siete mai trovati in difficoltà per il timore di non essere animati dalle “giuste motivazioni”?
Il ritorno del volontariato
Sfatiamo un mito: volontariato non significa dare e basta, ma piuttosto dare e ricevere allo stesso tempo. Quindi chi afferma di partire esclusivamente per spirito di servizio e abnegazione o non ha mai fatto volontariato o non ce la racconta giusta. Infatti, gli esperti sono ormai d’accordo nell’affermare che il volontariato (sia internazionale che non) presuppone sempre un qualche tipo di ritorno per chi lo fa.
Può essere un ritorno psicologico che si traduce in soddisfazione personale, appagamento o senso di appartenenza. Oppure un ritorno più pratico, come una nuova esperienza sul CV, l’opportunità di imparare qualcosa di nuovo, di scoprire un nuovo paese e una nuova cultura.
Tutte le motivazioni sono giuste
Ma una motivazione da sola non basta. Se vuoi solo migliorare il tuo CV (a meno che tu non voglia fare il cooperante) puoi andare a fare uno stage in azienda e guadagnare qualche soldo. Se vuoi sentirti soddisfatto o utile puoi anche andare a prendere i nipoti a scuola o cominciare a fare a maglia. Tutte le motivazioni personali, professionali o psicologiche del mondo non ti porteranno a varcare la soglia di casa tua con lo zaino sulle spalle a meno che non ci sia, aggrovigliato con loro nella nostra metaforica matassa, anche un sentimento di appartenenza ad una comunità globale, un senso di responsabilità verso le ingiustizie del mondo, una chiamata a fare la tua parte.
Non lasciarti intimorire da chi dice che le tue motivazioni non sono buone. Ogni motivazione è valida se accompagnata da quel senso di responsabilità civica che ci fa sentire cittadini del mondo. E questa responsabilità, che nasce dal senso di appartenenza ad una comunità globale, è il collante che ci rende volontari, indipendentemente dalle singole motivazioni personali che ognuno di noi si porta dietro.