Giustizia per Mario Paciolla

Giustizia per Mario Paciolla

Noi di Ayni non conoscevamo Mario Paciolla. L’abbiamo conosciuto attraverso i racconti di amici, famiglia e giornalisti dopo quel fatidico 15 luglio. Ma ci pare proprio che fosse un ragazzo come noi, come voi. Un ragazzo con dei valori e dei sogni di pace, giustizia e solidarietà che vivono anche nei nostri cuori.

Dopo una laurea in Scienze Politiche presso l’Orientale di Napoli, aveva deciso di dedicare la sua vita alla difesa dei diritti umani. Per anni ha accumulato esperienze e costruito il suo profilo professionale in giro per il mondo (India, Giordania, Argentina), per approdare poi in Colombia come volontario delle Peace Brigades International (PBI). Ed in Colombia era rimasto come funzionario dell’ONU. Dal 2018 era membro della Missione di Verifica degli Accordi di Pace fra FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia) e governo nella zona di San Vicente del Caguán (dipartimento di Caquetá). Il 15 luglio 2020, Mario, all’età di 33 anni, è morto nella sua abitazione in circostanze tuttora da chiarire.

Cose è successo a Mario Paciolla

Il mattino del 15 luglio Mario Paciolla viene ritrovato morto nella sua abitazione di San Vicente del Caguán. Lo riportano diverse testate italiane tra cui Repubblica ed Il Fatto Quotidiano. La prima ipotesi, quella di suicidio, appare presto priva di fondamento e in nessun momento convince la famiglia e gli amici di Mario. Piuttosto, si chiede alle autorità di considerare il fatto che Mario fosse molto preoccupato per motivi tuttora da chiarire ed in procinto di tornare in Italia.

Il 20 luglio viene effettuata l’autopsia (Napoli Today) ed 24 luglio la salma di Mario arriva in Italia (Fatto Quotidiano, Dire) dove viene accolta dalla famiglia e dalla autorità.

Poi silenzio. Le autorità internazionali e locali non rilasciano ulteriori dichiarazioni. In Italia e nel mondo non cessano le richieste di chiarezza, verità e giustizia. Proprio il 24 luglio la testata sociale Vita.it pubblica un articolo dal titolo “Quello strano silenzio dell’Onu intorno alla morte di Mario Paciolla“. In questa pubblicazione trova spazio la testimonianza di un’amica di Mario, Claudia Julieta Duque, giornalista e attivista. Fin da subito Julieta, con i suoi articoli su El Espectador, ha denunciato questo silenzio delle autorità (compresa l’ONU) e chiesto risposte (Leggi Mario Paciolla: justicia para un poeta).

Arriviamo così agli ultimi sviluppi. Il 3 agosto diversi giornali in Italia (tra cui il Corriere  e Avvenire) riportano che 4 agenti della polizia colombiana sono ora indagati per “per aver consentito ad alcuni funzionari dell’Unità indagini speciali del dipartimento Salvaguardia e Sicurezza delle Nazioni Unite di raccogliere e portare via dalla casa di San Vicente una parte degli effetti personali di Mario, sottraendo quindi alle indagini materiale che si sarebbe potuto rivelare prezioso” (Corriere).

La Colombia, i diritti umani e la pace instabile tra FARC e governo

Il 23 giugno 2016, a L’Avana, dopo 50 anni di violenza e ostilità e 4 anni di negoziati, le FARC e il governo colombiano stipulano finalmente un accordo di pace. Ma, scrive La Valigia Blu, “si tratta di una pace fragile, che esiste solo sulla carta e che tarda a diventare realtà. Le autorità colombiane infatti – per incapacità, mancanza di volontà politica, o spesso per complicità – non riescono a controllare e pacificare il paese, dove il vero potere sta nelle mani di una complessa rete di paramilitari, narcotrafficanti, organizzazioni criminali, gruppi armati legali e illegali, guerriglieri, imprenditori e politici collusi. Sono questi gruppi, con alleanze spesso mutevoli, a controllare la produzione e il traffico di cocaina, schizzato alle stelle in seguito alla firma degli Accordi, il traffico di armi, e lo sfruttamento delle risorse naturali come minerali preziosi, legname e petrolio”.

E a farne le spese sono soprattutto i più deboli e coloro che si spendono per il rispetto dei diritti umani in un clima di abusi e violenza. Forse le cause della morte di Mario vanno ricercate proprio in questo contesto di tensioni politiche e sociali. Forse la morte di Mario è destinata ad accrescere la lista dei 971 attivisti e difensori dei diritti umani che hanno trovato la morte tra la firma dei trattati di pace (2016) ed il 2020. Forse.

È doveroso da parte delle autorità colombiane, dell’ONU e di tutta la comunità internazionale lavorare affinché la morte di Mario non rimanga un mistero irrisolto. Fai sentire la tua voce firmando la petizione “Morte di un operatore italiano dell’ONU in Colombia” per chiedere #giustiziepermariopaciolla

 

 

 

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