Fare volontariato internazionale, come tutto, ha un fattore di rischio. Sta a noi scegliere di diventare volontari in un contesto il cui fattore di rischio sia adatto alla nostra esperienza e alle nostre competenze. È importante parlarne con l’associazione di accoglienza, ma anche informarsi tramite portali quali “Viaggiare Sicuri“.
Se fare volontariato all’estero fosse pericoloso in assoluto, non ci sarebbero ogni anno un milione e mezzo di persone (Tourism and Research Marketing, 2008), di ogni tipo e formazione, dai 16 ai 90 anni, che partono alla volta di mete lontane (e meno lontane) per prestare il proprio contributo come volontari. Ma questo non vuol dire che si possa partire senza precauzioni e senza formazione.
Ecco alcuni elementi a cui prestare la massima attenzione:
1- La scelta del paese: no red zones!
Sicuramente la scelta della destinazione è un fattore importante. È abbastanza ovvio che la situazione socio-politica di un paese influisca molto sulla sicurezza di chi decide di recarvisi. Per reperire informazioni riguardo al livello di sicurezza che potete aspettarvi, potete parlare con l’associazione di accoglienza, oppure informarvi su “Viaggiare Sicuri”. La maggior parte degli enti, in assenza di un livello soddisfacente di sicurezza, sospendono i programmi di volontariato, ma reperire informazioni in modo autonomo è comunque consigliabile.
Fate inoltre attenzione a non generalizzare. All’interno di uno stesso stato, a maggior ragione se questo è esteso, possono esserci sostanziali differenze tra una regione e l’altra. Ne deriva che in un paese considerato tranquillo possano esserci zone esposte al rischio di conflitti, attentati o aggressioni a scopo di rapina. E viceversa, in un paese normalmente temuto possono esserci zone di sostanziale tranquillità e sicurezza.
Consultate il sito Viaggiare Sicuri della Farnesina ogni volta che vi vengono dei dubbi! Il sito indica sempre quali sono le regioni di maggiore instabilità in ogni paese e in quali paesi sarebbe meglio, invece, non andare per niente.
Il volontariato in zone di alto rischio esiste, ma dovrebbe essere esclusivamente appannaggio di individui con esperienza, accompagnati da associazioni altamente competenti e gestito secondo i criteri internazionali per la sicurezza dei cooperanti.
2- Spostamenti e mezzi di trasporto
Un momento di particolare vulnerabilità per un volontario è quello degli spostamenti, soprattutto gli spostamenti interurbani. È opportuno informarsi sempre sulla sicurezza delle strade, capire se è possibile viaggiare sia di giorno che di notte senza problemi e quali mezzi sono sconsigliati perché maggiormente esposti al rischio di incidenti stradali. Potremmo dire che è una questione di buon senso, acuito dalla consapevolezza di trovarsi in un paese straniero e quindi sconosciuto.
Riconosco che, nonostante le raccomandazioni, il 90% di voi, prima di tornare a casa, userà un tuc-tuc nel traffico cittadino, salirà sul rimorchio di un camion per il trasporto della frutta, viaggerà su un pulmino che non vede una revisione dagli anni ‘60 o accetterà un passaggio in moto senza casco… Ma attenzione: non fate mai nulla senza avere una percezione realistica dei possibili rischi.
3- Volontari e sicurezza sul posto di lavoro
I rischi associati con la vostra attività di servizio sono valutati dall’associazione che è tenuta a prendere le opportune misure di sicurezza. Ad esempio, alcune associazioni possono chiedere di indossare sempre una certa maglietta o gilè per essere riconosciuti come volontari in luoghi dove la presenza di uno straniero qualsiasi può attirare l’attenzione. O ancora, può essere richiesto ai volontari di non allontanarsi dei locali dell’associazione se non in compagnia di un membro dello staff.
Generalmente, i momenti ai quali prestare maggiore attenzione sono quelli di arrivo e di partenza dal progetto (centro, scuola, ospedale, etc.), in particolare se questo di trova in una zona particolarmente svantaggiata (ad esempio, uno slum) o isolata (ad esempio, un centro di ricerca nella foresta Amazzonica). Anche in questo caso, però, l’associazione verrà in vostro aiuto laddove necessario, ad esempio fornendo un trasporto privato o un accompagnamento. Le misure da adottare devono essere definite dall’associazione in relazione al fattore di rischio che si presenta.
4- Come comportarsi, anche nel tempo libero
L’associazione di accoglienza non mancherà di fornirvi indicazioni riguardo al comportamento da adottare per evitare problemi. Potrebbero consigliarvi di non camminare per le strade di notte, di prendere solamente i taxi di certe compagnie, di vestirvi in un certo modo, di non mangiare certe cose, etc. Queste indicazioni sono più che raccomandazioni: sono linee guida da seguire scrupolosamente. Fatene tesoro! Potrebbero evitarvi furti, spaventi o brutte intossicazioni alimentari.
5- Non partire senza assicurazione e vaccini
È essenziale essere prudenti. Per tutti i progetti di volontariato, indipendentemente dal fattore di rischio, è assolutamente necessario stipulare un’assicurazione di viaggio (che comprenda il rimpatrio) e fare tutti i vaccini obbligatori o raccomandati dalla vostra ASL.
6- Fare sempre una formazione pre-partenza
La formazione pre-partenza è importante per due motivi: per comprendere il nostro ruolo e le nostre responsabilità come volontari all’estero (formazione generica); per conoscere le principali caratteristiche del contesto locale ed apprendere tutte le regole di comportamento indicate dall’associazione (formazione specifica, o orientamento). Un volontario deve preoccuparsi di entrambi questi aspetti prima di imbarcarsi in una nuova avventura! Ne va della sua sicurezza, ma anche del successo della missione/progetto.
Più alto è il fattore di rischio, più approfondita dovrà essere la formazione specifica. Mai esporsi a situazioni di rischio o di alto impatto emotivo senza opportuna formazione.
7-Assistenza 24/7 per volontari internazionali
Rispetto ad un viaggiatore, i volontari hanno un grosso vantaggio: il fatto che, appena atterrati, vengono accolti da un’associazione e guadagnano subito un posto nella comunità locale. L’associazione di accoglienza fornisce assistenza 24/7 ed è sempre pronta ad intervenire se uno dei volontari avesse un problema. È importante quindi mantenere una comunicazione costante e trasparente con l’associazione che ci accoglie: dove andiamo, cosa vogliamo fare, con chi vogliamo andare… Rendiamoci tracciabili e non prendiamo iniziative personali, soprattutto quando il fattore di rischio è medio o alto.
Qual è il segreto di un volontariato internazionale in tutta sicurezza? L’informazione e la formazione. Scegliete attentamente il progetto da sostenere e dove andare, abbiate fiducia nell’associazione di accoglienza, ma allo stesso tempo agite secondo coscienza e reperite indipendentemente le informazioni che vi servono.
PS: Cosa intendiamo con fattore di rischio? Ci sono contesti a basso, a medio e ad alto fattore di rischio.
- Un volontario in un contesto a basso rischio dovrà sempre usare prudenza, ma godrà al contempo di una certa autonomia per tutto ciò che riguarda gli spostamenti, la soluzione abitativa ed anche le attività del tempo libero.
- Un volontario in un contesto a rischio medio avrà bisogno di un training specifico per imparare a rispettare tutte le norma di sicurezza che l’organizzazione deve aver predisposto. Queste possono includere: indossare un’uniforme, non allontanarsi se non accompagnati, usare solo mezzi di trasporto approvati dall’associazione, etc.
- Un volontario in un contesto ad alto rischio (zone di conflitto, zone di alta instabilità socio-politica) è un volontario con un alto livello di formazione. L’organizzazione deve avere le competenze e le risorse (anche economiche) per poter garantire la sicurezza dei propri volontari. Questo può arrivare ad includere la presenza di una scorta e molte altre misure di sicurezza.
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Foto di Aurora, volontaria in Guatemala con Trama Textiles