Covid negli slum di Nairobi

COVID negli slum: murales contro la pandemia

L’arte è un linguaggio universale. E sarà proprio l’arte a dare una speranza in più agli abitanti degli slum di Nairobi attraverso il progetto “Mural Art” proposto da Still I Rise Kenya con il sostegno dell’associazione locale Oasis Mathare.

L’epidemia di COVID-19 è un’emergenza globale, ma non tutti ne siamo colpiti allo stesso modo. Nelle grandi baraccopoli africane, insediamenti sovraffollati privi di acqua potabile, servizi igienici e sanitari, adottare le più semplici misure preventive come mantenere le distanze di sicurezza e lavarsi le mani è quasi impossibile. E non solo per le evidenti limitazioni strutturali, ma anche perché comunicare efficacemente a tutti gli abitanti le disposizioni del governo e dell’OMS può essere molto complicato.

Il progetto “Mural Art” nasce proprio per sensibilizzare la popolazione delle baraccopoli ad una corretta prevenzione dell’epidemia. Ma non usa i canali tradizionali (come tv, radio o giornali) ai quali gran parte della popolazione non ha accesso. “Mural Art” usa l’arte dei murales per parlare con tutti.

Per approfondire questi temi abbiamo rivolto qualche domanda a Giovanni, cooperante italiano a Nairobi per Still I Rise.

Giovanni, raccontaci come l’emergenza Coronavirus ha trasformato il tuo lavoro in Kenya:

“Lavoro come Country Manager di Still I Rise Kenya, e il coronavirus ha completamente stravolto il mio lavoro qui. In questa fase del progetto, il mio lavoro consisteva nel viaggiare per Nairobi  raccogliendo informazioni essenziali sulle aree abitate dai nostri potenziali beneficiari: bambini profughi o in situazione di povertà. Creare una rete di altre ONG con obiettivi simili, per poterci inserire nel panorama dell’aiuto umanitario in Kenya.

A causa delle restrizioni imposte dal governo, spostarsi è diventato difficile. Ho dovuto reinventare il mio lavoro e cercare di studiare le aree che ci interessano dalla scrivania di casa mia. Ho organizzato una distribuzione di materiale sanitario in collaborazione con il Ministero della Salute Keniano, che mi ha permesso di conoscere questi luoghi accedendovi per portare maschere e disinfettante per le mani a duecento famiglie bisognose in ogni contea di Nairobi. 

Sempre da casa, Still I Rise ha iniziato una campagna di sensibilizzazione attraverso l’arte murale per portare a chi abita negli slum informazioni sulla prevenzione del COVID-19.” 

Covid negli slum di Nairobi

Come si vive l’emergenza Coronavirus negli slum di Nairobi?

“Diversamente dall’Italia, è difficile imporre un “lockdown” totale in un paese come il Kenya. Al momento, vige l’obbligo di indossare le mascherine in pubblico, e un coprifuoco è stato istituito per limitare il movimento dopo le ore 7 di sera fino alle 5 di mattina. 

Tuttavia, gli insediamenti informali, comunemente chiamati “slum” sfuggono al controllo del governo, il quale fatica a imporre le norme di distanziamento sociale e a provvedere all’igiene pubblica. Gli slum sono luoghi molto densamente popolati, e sprovvisti di beni elementari come l’acqua corrente. La mancanza di spazio costringe le numerose famiglie a una vicinanza costante. Chi vive in uno slum lavora alla giornata, spesso per circa 1 euro al giorno. Interrompere le proprie attività significa impoverirsi fino alla fame. Per questo la prevenzione del COVID-19 passa nettamente in secondo piano. Tutto ciò rende questi dei potenziali focolai epidemici ad alto rischio.”

Covid negli slum di Nairobi

Da dove nasce l’idea di scegliere l’arte murale come canale di informazione e sensibilizzazione? 

“Da una riflessione che mirava a rispondere a un’esigenza  pratica. Come informare una fetta della popolazione che non può accedere facilmente all’informazione? 

I murales non sono soltanto una forma di espressione artistica, bensì un potente veicolo di informazione. In luoghi ancora molto trafficati, i Murales catturano inevitabilmente l’attenzione dei passanti, e raggiungono le persone come mai la televisione o il giornale potrebbero.  

Come l’arte grafica, anche la musica e la danza sono stati usate come canali per raccontare la pandemia, appunto per la portata del loro messaggio.” 

Covid negli slum di Nairobi

Raccontaci come sta andando: avete incontrato delle difficoltà? 

“La nostra è stata una piccola iniziativa. Abbiamo realizzato tre Murales, uno a Kibera, lo slum più grande d’Africa, e altri due a Mathare, un altro grande insediamento informale nel cuore di Nairobi. Per farlo abbiamo ingaggiato un artista locale, che è stato molto felice di adattare le bozze di disegni da noi inviategli. I disegni sono accompagnati da scritte in tre lingue: inglese, kiswahili e sheng – il dialetto parlato a Nairobi – che descrivono le pratiche necessarie per prevenire il virus. 

Una ONG locale, Oasis Mathare, ha visto con interesse questa iniziativa e abbiamo dunque iniziato una collaborazione: in una delle nostre opere, abbiamo incluso un numero di telefono che collega l’utente a un “quiz” telefonico per testare le proprie conoscenze sul COVID-19.” 

Pensi che l’idea potrebbe essere replicata in altre parti del mondo in contesti urbani simili a quelli degli slum di Nairobi? 

“Assolutamente. Anzi, trovo che sia un medium molto potente che coniuga arte e informazione, rendendo i luoghi più belli e coinvolgendo la comunità.”

Ringraziamo Giovanni per la sua disponibilità e facciamo a Still I Rise i complimenti per questa bella iniziativa! Pensate che altre associazioni potrebbero essere interessate a replicare questo modello? Fatecelo sapere!

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