Quando si sente parlare di carcere minorile è piuttosto facile giungere a conclusioni affrettate: sicuramente chi si trova al suo interno ha fatto qualcosa di grave, per cui è giusto che sia punito… giustizia è stata fatta!
Ma è sempre così? O magari c’è un contesto più ampio che ci sfugge e che può aver portato il ragazzo a reagire impulsivamente o addirittura ad essere incastrato?
Certo, sul passato è impossibile intervenire, ma è il presente che ci appartiene: viviamo nel qui e ora e solo in esso abbiamo margine di azione, nell’intento di migliorare il nostro futuro. Una convinzione, questa, che si trova alla base dei lungimiranti progetti dei volontari di Lifesong Kenya, un’organizzazione non profit che ha fatto della parabola del “figliol prodigo” la propria missione. Il loro obiettivo? Entrare in contatto con i giovani di Nairobi che si sono scontrati con le leggi locali, per sostenerli e guidarli verso un efficace reinserimento.
Si tratta di una causa di grande valenza sociale, poiché gli stessi giovani che lasciano il riformatorio oggi saranno proprio gli uomini, i mariti, i padri di famiglia e i lavoratori di domani. Se la speranza è riposta nelle nuove generazioni, è su di esse che bisogna concentrare gli sforzi, facendo emergere quel potenziale nascosto e forse inatteso che potrebbe andare a vantaggio dell’intera società. Inoltre, gli studi dimostrano che, senza un’adeguata transizione e formazione post detenzione, il rischio di recidiva è maggiore: per questo è fondamentale che vi sia una figura di riferimento come quella proposta da Lifesong Kenya!
Non di tutta l’erba un fascio
Durante la sua esperienza come volontario dell’organizzazione, James (il fondatore) si trova spesso a raccontare le storie dei ragazzi che hanno beneficiato dei loro programmi o che ne usufruiranno quanto prima. Il messaggio che vuole trasmettere è triplice:
- C’è sempre un background, che certo non può arrivare a giustificare il crimine commesso, ma che può aiutarci a capire come sono andate le cose, spesso disgraziatamente sfuggite di mano. Come quel ragazzo che, assistendo all’ennesima scena di aggressione fisica e verbale ai danni della propria madre, ha reagito alle provocazioni eccedendo però nella sua difesa, finendo, per questo, dietro le sbarre.
- Bisogna considerare le differenze normative tra Paesi: se, per esempio, l’abbandono dei rifiuti è condannato quasi solamente a livello morale in alcuni Stati, in altri ciò può addirittura comportare la reclusione del colpevole.
- I percorsi di vita sono diversi per ciascuno di noi: la povertà, l’assenza di un ambiente familiare sano o di una figura genitoriale di riferimento possono spingere ad azioni che, per quanto sicuramente scorrette, risultano, in un certo senso, difficilmente evitabili.
Un percorso in salita
In tutto ciò, riprendere in mano la propria vita al di fuori del carcere si rivela per molti un’esperienza persino peggiore della detenzione.
Se sono fortunati vengono arrestati di nuovo, se non lo sono, c’è chi è pronto ad ucciderli
Parole colme di paura e disperazione, quelle delle madri che si rivolgono a Lifesong Kenya, che da anni si impegna a rispondere a questo grido di aiuto e a fare molto di più: spezzare un circolo vizioso e far emergere il meglio da questi ragazzi, che alla fine sono pur sempre degli adolescenti, ciascuno con i propri sogni e speranze. L’organizzazione li aiuta a tirare fuori la versione migliore di se stessi, fornisce insegnamenti di vita e professionali, e spesso trova per loro anche delle opportunità di impiego! Volontari, insegnanti, mediatori, genitori, confidenti, responsabili di risorse umane e ciclisti: a Lifesong Kenya ci si occupa di un po’ di tutto, per offrire ai loro ragazzi non solo il meglio, ma una vera e propria seconda occasione.
Una marcia in più
L’emergenza COVID-19 ha reso più difficile un compito già di per sé impegnativo, ma James ed i suoi colleghi non si perdono mai d’animo. Infatti, per il terzo anno consecutivo, si sono preparati per l’ormai tradizionale pedalata di beneficenza!
Si chiama Half Way Cycle, un gioco di parole utile a ricordare il loro obiettivo: quello di raccogliere fondi per finanziare l’affitto annuale, pari a $5.000, della Half Way House, ossia una casa di accoglienza in cui i ragazzi potranno trovare rifugio e venire ri-formati dal punto di vista educativo, psicologico e lavorativo.
L’Half Way Cycle partirà ufficialmente domenica 22 novembre da Nairobi con arrivo a Malindi: il team percorrerà in bicicletta più di 650 km fino al 2 dicembre, facendo sosta in varie città per sensibilizzare, far conoscere la propria missione e raccogliere le donazioni, nonché incoraggiare la partecipazione all’evento di tutti gli appassionati di ciclismo.
La loro campagna fondi è online, la potete trovare . Come potrete vedere siamo ben lontani dall’importo prefissato, ma c’è ancora tempo per farcela… per questo contiamo sulla vostra condivisione!
E magari, se vorrete leggere qualche altra storia dei ragazzi o le testimonianze di chi ne ha beneficiato, date un’occhiata al loro sito digitando lifesongkenya.org e non dimenticatevi di seguire l’organizzazione su tutti i principali social!
Giada Borsetti